MIA SORELLA E'UN ANGELO.

La prima volta incontrai le donne che vivono loro femminilità con naturalezza, fu nella scuola gratuita di lingue presso la comunità di Sant'Egidio a Roma.
Oggigiorno la normalità, specialmente di gruppo, è rarissima.
Fino a 25 anni ho vissuto in America. Le ragazze che incontravo facevano di tutto per assomigliare allo stereotipo dell’uomo “mangia prossimo”; gli aspiranti “super bitch “non usavano rossetto e cipria,  preferivano spalmarsi aggressività addosso; le mie amiche attrici, pittrici, musiciste, scoprivano loro “essere donna” frequentando il pugilato femminile, che andava sempre più di moda.
 L'altra metà della mia vita l'ho vissuto in Italia. Il modello di donna Italiana proposta dalle soubrette delle reti televisivi e adottata da tante amiche fu quella di una bambola spudorata, labbra e seni gonfi da sostanze estranee, tonnellate di creme anti rughe spalmate sulla pelle, artigli decorate con gioielli.
Loro tentativo di apparire sempre “sexy” spiega il recente boom di matrimoni misti che sono aumentati al 300 per cento negli ultimi 2 anni, indicano una grave lesione nella psiche del popolo che, giustamente, non riesce più a sopportare se stesso.
Naturalmente su entrambi i continenti capitavano eccezioni, ma erano casi singoli,  non ho mai visto  un gruppo di donne che non avevano paura di essere...donne.
Alle mie compagne di scuola a Sant'Egidio mancava tutto: documenti, lavoro, un posto dove vivere, una lingua per esprimersi, però la loro natura femminile fu sana, intatta, non deviata da niente. Tutte  erano naturalmente belle, fiere del fascino di femminilità particolare al proprio paese.
Tra tutte spiccava una ragazza russa, Nina. Lei non era russa “alla moda”: piccola di statura, con qualche chilo in più riguardo ciò che suggerisce “Io Donna”, vestita in un modo semplice, Nina possedeva un sex-appeal straordinario, accendendo sguardi di uomini con desiderio e quelli di donne con l'invidia mischiata con simpatia.
Nina cercava un appartamento per due persone, aspettava l'arrivo della sorella, doveva essere un posto solare, accogliente, perché la sua sorella fu una persona “particolare”.
“In che modo la tua sorella è “particolare”?”, gli domandai.
“Mia sorella è un angelo.”, mi rispose Nina con semplicità  che era il suo marchio.
Trascorse alcune settimane, per una serie di circostanze sfortunate (mancanza di lavoro, permesso di soggiorno) Nina ha dovuta ritornare in patria, lasciandomi in eredità il numero di telefono della sorella, la quale, secondo lei, “dovevo assolutamente conoscere”.
Quando la incontrai, nonostante l’avvertimento , mi resi conto che lei è veramente un angelo.
Come Nina, Olga fu una giovane donna attraente, che sembrava muoversi dentro un cerchio magico impenetrabile colma di tranquilla felicità. Mentre Nina fu attraente solo fisicamente, Olga lo fu anche spiritualmente, si potrebbe dire addirittura che fu una donna ”irresistibile”.
Non si vedevano le ali, non c’era l’alone di luce intorno alla testa, le circostanze della sua vita avrebbero fatto rabbrividire qualsiasi persona: lei era al nono mese di gravidanza senza marito, senza lavoro, senza risparmi. Non aveva nessun appoggio in Italia, abitava in una casa famiglia gestita da una suora laica, tra le prostitute incinte che usavano linguaggio “pepato” per esprimersi.
La stanza di Olga rispecchia il suo essere”un mondo a parte”: un enorme specchio lungo tutto il muro, recuperato dalla spazzatura, un antico lampione di ferro battuto con la candela dentro dalla stessa provenienza, un letto. Con questi pochi elementi lei ha ricreato l'atmosfera di fredda eleganza delle strade di St.Pietroburgo, la città dove noi entrambi abbiamo passato l’infanzia.
Specchio e candela : attributi di antichi rituali russi dalle donne che facevano magia …strano per una fervente cattolica che abitava nella casa di una monaca. Ma nessuno sembra  notarlo.
 In quale netto contrasto fu la stanza di Olga paragonata a quella delle altre donne, che riempivano lo spazio con centinaia d’oggetti inutili, oggetti che riflettono loro paura di povertà!
Malgrado l’apparenza di nitida spiritualità, Olga rimaneva un enigma per tutti. C’era qualche cosa d’attraente e altrettanto spaventoso nel suo distacco dal dolore e da noi poveri mortali. Se si trattasse di una persona ermeticamente chiusa, la sua chiusura parlerebbe di paura e la renderebbe umana, comprensibile; ma si trattava di una persona cordiale, aperta, ciò che spaventava era la sottile ma insormontabile linea che separava la sua indisturbata contentezza dal mondo di eterno lamento.
Affascinati, spaventati, attratti, tutte le persone che incontravano Olga si mettevano volentieri alla sua disposizione senza che lei lo chiedesse. A guardarla, sembrava che lei fun una regina  caritatevole che accettava con tolleranza e per paura di offendere le premure dei suoi sudditi. Sembrava che tutti si fossero immedesimati in lei, pensando, “E se Io dovessi trovarmi in una situazione simile? Che calma e forza! ”. Il suo sorriso dolce e sicuro cancellava il pensiero che lei fu una povera ragazza madre bisognosa di aiuto caritatevole. Il modo di portarsi di Olga suggeriva che era lei ad aiutare noi con la sua semplice presenza sulla terra.
 Alla fine tutto sta nella testa...
La sciagura è arrivata all'improvviso: il suo bambino ha smesso respirare un giorno primo della nascita. Amici passavano per salutarla nel ospedale, per dire “condoglianze”, per stringergli la mano. Chi piangeva, isterico, chi aveva la faccia sconvolta, spaventata, inorridita…ma  Olga, anche se il suo sorriso fu spento, non tradiva nessuna emozione. A guardare la scena senza sapere ciò che è successo, sembrava che e' lei con suo sguardo carezzevole e con semplice fatto della sua  presenza stava consolando i poveracci  desolati.
Io non sapevo che dire, era tanto orrendo l’argomento. Cominciai a parlare di cose estranee, volevo stargli accanto in questo momento difficile nel caso gli serviva  l'aiuto, anche se non immaginavo come posso essergli utile. Olga sembrava  risvegliarsi dal torpore emozionale, addirittura sembrava contenta di parlarmi d’afa, di traffico, del libro interessante che leggevo.
“Sembra incosciente di ciò che succede , meno male! Cosa gli rimarrà se la bolla  del suo stato di felicità dovesse rompersi? Bisogna far si che non si risvegli.”, pensai.
Come leggendo nel mio pensiero, Olga disse, “Potresti rimanere con me?  Si ? Rimani!”
Quando la fila di "sudditi" da consolare si prosciugò, lei si è sdraiata sul letto, Io mi sono accomodata dal altro lato nella sedia ai suoi piedi, la sua pancia- bara fu in mezzo, la sua faccia calma e indisturbata in lontananza, posata sul cuscino.
Che strano compito m'aspettava!
Doveva capitare  proprio a me, che da anni viaggiava nei paesini sperduti insegnando arte ecologica ai bambini per “risvegliare la coscienza”! Nessuno mi chiedeva risvegliarla, era solo la mia idea di ciò che bisognerebbe fare per fermare il disastro ecologico in arrivo. Sarà per quello che finì con un totale fallimento? Ora la spazzatura che insegnava a riutilizzare diventata più pericolosa del mare in tempesta, minaccia d’inghiottire l'intera terra. Ma tuttora “risvegliare le coscienze”e’ un’ attività considerata inutile dal mondo dei furbetti.
Invece cioè che mi è stato chiesto esplicitamente, e in più da una donna che non chiedeva mai nulla a nessuno, fu di aiutarla a  partorire il cadavere del suo  bambino in allegria. Oppure lei era assolutamente cosciente, ma aveva paura di rimanere sola? Bisogna avere pietà di una donna spietata?
Non mi è mai capitato di avvicinarmi tanto alla morte e al suo segreto. Primo pensavo che la morte fosse un semplice giro dietro l'angolo, oppure la successiva pagina del libro, là dove comincia un nuovo capitolo, oppure la trasformazione fiabesca in qualche forma di vita assolutamente diversa. “Quando verrà, si vedrà”, pensavo senza agitazione. Ho sempre evitato situazioni dove si possono incontrare i cadaveri per non rimanere ingannata dallo stadio momentaneo della transizione…la morte non mi appariva come una nemica, ma piuttosto come un evento da scoprire, una “realtà“ fuori fuoco magica è lontana.
Olga mi guardava, aspettando che parlo ( lei non parlava mai, a volte faceva commenti su ciò che dicevano gli altri). Qualsiasi argomento “mondano”andava bene, dunque cominciai parlare di teatro, raccontavo di spettacoli, quelli migliori, che erano molto vicini ai giochi dei bambini. Dicevo che alla base d’ogni opera d'arte “geniale” la struttura è sorprendentemente semplice, la risposta ad ogni problema creativa complessa si trova nello scarabocchio felice del bimbo. Gli raccontai di come una volta mi e' toccato di fare una scenografia per una pièce pomposa, che attraversava tutti i secoli, tra i personaggi c'era Lucifero,  Dio, e anche lo spirito della terra.  Non avevo problemi con la rappresentazione di Dio e Lucifero, si trattava di vecchi conoscenti. Ma come si fa a rappresentare lo “spirito della terra”? E poi capì: una ragazza spensierata che gioca con un palloncino azzurro (la terra) e la sua orbita: un “hola hop”nel cortile è lo “Spirito della Terra”.
Mi fermai di scatto, pensando che forse il tema dei giochi dei bimbi potesse essere dolorosa per Olga: Il suo bambino non giocherà mai. Come afferrando il mio pensiero, Olga mi tranquillizzo: “Continui! Si sta così bene con te:non c'è bisogno di fingere. Gli altri mi dicono”Condoglianze! “ ma Io non sento nulla, mi è completamente estraneo tutto ciò che succede. Più che altro, mi dicono che il parto è doloroso, perché devo soffrire se non ho mai fatto del male a nessuno?”.
“Ahi!”, connotati, ma abbiamo pure i sentimenti. Le sensazioni di piacere, perplessità davanti alla sofferenza. Siete così, voi angeli? Sentimenti attutiti, ridotti alle sensazioni che appena-appena palpitano …”
Intanto per farsi che lei stia bene, nel suo non-fingere ora toccava a me di fingere.”Dolore? No, è una cosa momentanea, non  pensarci. Dunque, parlavamo di teatro. In fondo, l'arte è una consolazione per i dannati, quelli che non vivono la vita in pieno, non sono a contatto con la bellezza assoluta . Tu pensi che Romeo e Giulietta, avendo una notte sola, si metterebbero guardare la video casetta ”Gone with the Wind”, anche se e' un film bellissimo? Un beduino forse ha bisogno di acquerelli chi raffigurano le notte nel deserto? Un soldato fiero, ubriaco di battaglia, si metterà a vedere “Lawrence d’Arabia” durante la corta tregua?
-Già, ma Io lo metterei in un altro modo-quando la spiritualità è sprigionata, la gente non ha più bisogna del teatro. Come in Russia durante la PERESTROJKA, per esempio. La religione fu proibita , poi c'è stata una liberazione, un’esplosione di spiritualità, le chiese si sono riempiti dei fedeli e il teatro non aveva più la funzione di una volta…
-A me pare che quella spiritualità fu una moda, ma anche una brutta abitudine di appartenere a qualche organizzazione, di avere un idolo davanti a cui inchinarsi. Esperienze vere, totali, nella nostra società “capitano” ogni tanto, e invece dovrebbero “capitare”ogni momento della vita.
-Se pensi così, perché dipingi, scrivi, crei shenegrofie?
-Per me è un modo di giocare -da sola, oppure con gli altri. Certe situazioni di vita sono talmente surreali che nessuna fantasia artistica potrebbe avvicinarsi.La vita vissuta in pieno e' un arte più' alta, più' sublime.
Parlando cosi, pensavo, “ Stiamo avvicinando al ”dunque”-tra poco Olga vedrà il corpo del bambino morto, come la prenderà? "
Nel frattempo continuavo a raccontarle di certi riti bellissimi che ho visto nei paesini sperduti Italiani, di riti in India , quando tutti prendono i loro bambini, i loro vecchi, e vanno a pregare nel famoso canyon di ghiaccio per celebrare la primavera, di carnevali che ho visto in giro per il mondo.
Ed ecco l'applauso-“Quante cose sai, mi piacerebbe aver visto tutto ciò …”mormorava Olga "Andiamo bene," pensavo. Invece no- , cominciavano le doglie. Non c’era nessuno del personale, altre donne dormivano, la nostra vicina mi disse con indifferenza, “Non ti preoccupare, quando verrà il tempo, verranno a prenderla.” Olga respirava sempre più con affanno, il dolore avanzava e lei cominciava a torcersi nel letto.
Impotente, guardavo Olga precipitare nella condizione umana, per lei del tutto estranea; bruciavo di vergogna per la mia ignoranza, per non sapere cosa fare per aiutare l’angelo partoriente, ciò che saprebbe saputo fare qualsiasi donna della scuola di lingue della comunità di S t. Egidio. Sapevo fare soltanto la SHEREZADA, nel mondo “reale” non ero meglio delle donne della civiltà ”sviluppate”, ero ugualmente ignorante di cose pratiche di vita e morte.
Stranamente Olga non sembrava diventare più “umana” con le doglie del parto, assomigliava sempre di più ad una macchina malfunzionante, ad un meccanismo che sta per fermarsi una volta per sempre. Per fortuna nel momento critico sono arrivati i medici e l'hanno portata via.
Tra un ora tutto fu finito. Ho detto che sono sua sorella, così mi hanno permesso di visitarla. Olga sorrideva, come sempre, sembrava che non era successo niente. Mi disse che stava bene, quasi come per consolarmi.
 ...Incontrai la morte per la prima volta, nel reparto di maternità a Fatebenefratelli , l'ospedale romano. Non era il cadavere di  un bambino, di quello ne hanno preso cura le monache, non era un cranio con le ossa come lo dipingono sulle bandiere dei pirati. Messa a fuoco, la morte aveva sorriso calmo, fossette sulle guance, scintille di divertimento negli occhi. Era attraente, anzi: irresistibile; una bella giovane donna con femminilità naturale, totale indifferenza versa la vita; quella che ha mancato l'appuntamento con il mondo solo per un giorno, era un dettaglio insignificante, ancora meno importante di altri suoi “sudditi”. Io per lei era un'altra cosa, una presenza piacevole, ma fuori fuoco, forse da scoprire meglio prima o poi. Intanto è stato fatto il primo passo-abbiamo stabilito che “si sta bene“ insieme.
La Morte? Dovevo assolutamente conoscerla! Per vederla, ho firmato pure un documento che sono la sua sorella.
Non ho scoperto nulla di nuovo, sono stata avvertita fin dal inizio: mia “sorella” è un angelo.
Gli sono stata accanto nel suo  momento difficile. Lei voleva parlare di “altro”, tutto qua. L'ho accontentata.

…come sarà il tuo volto la prossima volta? Come ti apparirò Io? Ci riconosceremo voltando pagina? Parleremo sempre di afa, di traffico, di teatro? Sei sicura di non voler attraversare mai quella linea magica che ti separa dalla vita? La calma, l’indisturbata felicità non ti sta un po’ stretta?