UNA CASA ALL’ANTICA.
Si presenta come una galleria d’arte situata nella spaziosa vecchia casa con giardino a due passi dalla piazza principale di un piccolo paesino medievale. Vicino la porta c’è l’annuncio:
“Questa è una casa all’antica dove amici che gradiscono visitare il paese possono riposare, esporre loro opere d’arte, scambiare le idee, avere notizie sul luogo. Benvenuti: la porta è sempre aperta.”.
Il luogo è un piccolo paesino famoso per la sua cattedrale medievale da visitare soltanto a pagamento. Qua non succede mai niente, tranne il rituale ripetuto da secoli: rapina spudorata a danno dei visitatori durante il periodo estivo. Ma il flusso dei turisti è in diminuzione e quest’anno non è venuto quasi nessuno.
Pure il padrone della galleria è fuggito con la scusa di trasloco Lui ha comprato una casetta moderna con giardino nel paesino ancora più piccolo dove non c’è neppure una chiesa, lasciando la “casa all’antica” in balia dei visitatori che sono capitati li come me- per puro caso.
Questa è l’ultima mostra, l’ultimo mese dell’affitto, ed io sono l’ultima artista che espone le sue opere. Alla fine del mese giardino sarà tagliato, la casa sarà restaurata nello stile moderno, la galleria sarà trasformata in un bar.
Gli inquilini cambiano sempre; ora ci sono due poeti, una ragazza-madre con figlia di 3 mesi, un prete, un gattino da regalare ed io.
Poeta, a intervalli di mezz’ora, suona sempre la stessa melodia sull’ armonica mentre riflette, scrive in media 40 poesie al ora , poi insiste a leggerli ad un ritmo accelerato a qualsiasi malcapitato. Sue poesie sono brandelli di poeticità, a volte delle osservazioni profonde, ma abbozzate in fretta, forse per questo sembrano un semplice delirio.
La sua lettura nello stile “WIKI” sicuramente non aiuta alla maggiore comprensione.
Lui viene da una famiglia benestante e si diletta a girare le gallerie delle grande città proponendo il frutto della sua super-produzione; quando galleristi finalmente cedono, non gli da le sue opere, forse questo gioco bambinesco è la sua più grande opera concettuale.
Pure qui ogni 3 ore lui esce per fare “un giretto”, ma con lo scopo diverso-cerca di rimorchiare le belle donne, non solo belle, ma le super sexy con tacchi alti, capelli tinte biondo, seni e labbra piene di paraffina. Loro, sbalordite, ascoltano l’eccitato chiacchiericcio di un eccentrico bambino cinquantenne con lunga barba bianca, ma poi, inventando una scusa, spariscono a braccetto con uomini abbronzati dal fisico sportivo. Ma il poeta non si fa scoraggiare, e appena vede un’altra donna super sexy l’avvicina con un sorriso disarmante, si presenta come un sensitivo capace di raccontare sia presente che futuro, e ricomincia l’attacco.
Poetessa è una miliardaria malata di schizofrenia che scrive esclusivamente di se e del suo cuoco indiano, quanto lui è felice di servirla e quanto lei è felice di averlo, quanto oggi è difficile trovare buona servitù-tutti sono diventati cosi democratici che sembra che ti sbatteranno cibo in testa da un momento all’ altro. Nessuno legge le suoi poesie, ma lei non molla: ha comprato una casa editrice per pubblicare il flusso ininterrotto dei suoi non-pensieri . Come se non bastasse conquistare Milano, è andata pure in Iran a procurarsi i complimenti. Dieci mila euro donati all’Università, ed eccoci il rettore chi la presenta come una delle più promettenti poetesse d’Italia. Evviva l’amicizia tra i popoli basata sul reciproco riconoscimento della potenza dei soldi!
Inoltre, lei si diletta ad organizzare le cene per intellettuali ed artisti Milanesi. Loro vengono sempre, i signori normalmente molto occupati e stressati, mettendo i loro
importanti affari da parte. Speranza di un sussidio ispira discorsi raffinati e profondi.
”L’altro anno ho fatto 3 mila cene, dice Lei, commossa dalla propria bontà, ma poi fa retromarcia sotto il mio sguardo cupo, “certo, se non fosse per il mio cuoco indiano…”
La ragazza madre con la piccola bimba di tre mesi è stata appena lasciata dal marito, piange tutto il tempo. S’interrompe soltanto per nutrire la bimba dalla scatola con cibo prefabbricato accompagnando ogni boccone con l’esclamazione, “Njam!Njam!Njam!”, e poi si rimette e piangere di nuovo. A volte viene la sua amica e in quel caso loro parlano di creme anti-rughe, scambiano novità sui migliori, meno dolorosi cerotti. Sembrano ottima imitazione della pubblicità della radio-le stesse intonazioni, gli stessi testi. In quei momenti il marito chi l’ha lasciato m’appare nel alone di un martire “L’ha supportato tre lunghi mesi! Se riuscirò a sopportarla anche io ancora un giorno, dedicherò al suo ex-marito un ex-voto!”.
”Non era martire il suo marito, mi corregge il Poeta con severità, Guarda che belle gambe che lei ha!”
Il prete è l’imbarazzo del suo ordine: lui non fa altro che bestemmiare, chiamando la Madonna ed i santi con tutti i nomi più luridi che esistono: cioè che lo fa compiere i miracoli. Proprietari dei ristoranti gli offrono cene gratis, proprietari dei bar non gli fanno pagare per cappuccino e brioche. Lui è un comico popolano, soltanto che ha sbagliato la professione, per quello è considerato matto. Quando si sente particolarmente ispirato, si mette tutte gli indumenti del suo mestiere, come per celebrare la messa, non scorda minimi particolari, neppure la dolciastra e fasulla espressione tipica dei preti, scende nella piazza principale del paese, comincia a predicare e man mano si spoglia fino alla nudità totale sotto lo sguardo esaltato dei fedeli che ridono, si scandalizzano, lo applaudano. Dopo di che torna a casa particolarmente soddisfatto e s’addormenta sul divano , tranquillo e pacifico, accanto al Poeta che scrive, agitato, le suoi poesie..
La gattina ha destino incerto- vive nell’attesa di essere adottata da qualcuno. Le è rimasto l’istinto di succhiare perché sua mamma aveva poco latte; quando si trova in braccio di una persona, si mette a succhiare la sua mano, oppure il collo, oppure la gamba-qualsiasi parte del corpo esposto. A me sembra un piccolo vampiro, ma il poeta l’ha battezzato “la baciatrice” e scrive beatamente mentre la gattina scava inutilmente, per abitudine alla disperazione, il suo corpo alla ricerca del latte che mancava alla sua mamma.
Io sono un ‘artista appassionata da spettacoli teatrali giocate direttamente nella vita: palcoscenico e attori-professionisti mi sembrano ridondanti; sono appena fuggita dal Paradiso perché è chiuso ai dannati.
Da alcuni anni non facevo le mostre: nel momento che ho pensato che non sarebbe male ricominciare, ho incontrato il Poeta.
Ricambiando per distrazione il suo sorriso radioso, dopo cinque minuti di chiacchiere ho avuto la proposta di esporre mie opere in una galleria d’arte simpatica nel piccolo paese turistico da un suo amico del cuore. Accettai subito, trovando all’arrivo in galleria il senso d’abbandono, la bizzarra compagnia, lenzuola di lino con pizzo lavorato a mano, pulite e stirate, posate con cura sul letto da una mano sconosciuta. Mia stanza-enorme corridoio usato sia come bagno che doccia , divisa dai servizi in due soltanto da un telo appeso in mezzo.
Ogni 5 minuti entra qualcuno e chiede dov’è Angelo; io non so che dirgli, spiegando che non c‘è e non si sa quando verrà, e che non lo conosco. Tutti mi lasciano il messaggio come fossi la segreteria telefonica: ”Dite che zio Peppino e’ passato!” “Digli che sono venuti coniugi Bruno a salutarlo da Torino!”” Marco lo saluta; non scordare di dirlo!” “E’ passata nonna Maria; ritornerà domani, dillo!”.
Le porte non si chiudono mai; lo cercano tutti:gente venuta da paesi vicini e da lontano, sembrerebbe che si tratta di un personaggio di rilievo.” Sara un’ottimo gallerista”penso, faremo affari.” Ma poi spuntano i dubbi:”Ma è possibile che zio Peppino s’interessa d’arte? Qualche cosa mi dice che non può essere.”E la nonna Maria vorrà vedere la mostra?” ancora meno probabile.
Nel attesa del gallerista esamino le mura e con stupore scopro che non c’è nessun modo di attaccare quadri- il vecchio strato di pittura male applicata non regge ne lo scotch, ne i chiodi, al minimo tentativo si staccano interi strati in grandi chiazze.
Gli unici chiodi che reggono sono stati murati dentro all’alba dei tempi. Ma sono occupati: su di loro sono appesi quadri da arredamento-colori pastello piacevoli, figure stilizzate con le linee suntuose che raffigurano musicisti-perfetti souvenir per appendere sopra un divano tornando dalla visita da un paesino “caratteristico”. Saranno quadri del padrone, indovino, e spero che non mi chiederà mai cosa ne penso.
Nel giardino cresce un enorme albero pieno di fichi, ma a nessuno viene in mente di raccogliere la frutta, preferiscono comprare banane verde nel negozio costosissimo che non offre altra scelta. Mi metto a raccogliere la frutta io, ma presto lascio stare, rendendo conto che pure l’albero è malato.
La casa è in disordine poetico, ovunque ci sono materiali per dipingere, tanta marmellata di vari gusti, l’albero fa bella ombra, mi metto a dipingere divorando senza scrupoli marmellata sicuramente destinata ai turisti, miei vicini matterelli fanno da bel sfondo. Mi accontento per ora e non penso più ne di Angelo ne della mostra.
Il richiamo corale dei visitatori ci riporta alla realtà:
“Angelo, ma dov’è Angelo?” “ Sono cugina di Franco da Bergamo, dillo che lo vogliamo vedere!”, ”Sono Francesca di Milano; ripasserò!”.
Ma chi è quest’Angelo?
Ah, eccolo: sul tavolo nella stanza usata come galleria, tra i cataloghi, piccoli libri di cartoni animate disegnati a mano, saponette ecologiche avvolte nella carta da regalo e barattoli di marmellata decorata con fiocchi e rose, sono buttate le foto che raffigurano un uomo 40enne che tiene la bimba abbandonata dal padre, in braccio. Suo sguardo è come l’appello alla coscienza:“ Come si fa a lasciare una bimba cosi piccola senza padre?”. La foto potrebbe fare un’ ottimo manifesto per raccogliere soldi per “Emergency”. Una faccia semplice, ne bella ne brutta.. Capelli brizzolati. Occhiali. Sguardo franco, serio e stanco.
“Sarà un tipo progressivo, di sinistra, impegnato socialmente. Appena arriverà, mi chiederà firmare un appello per trattar bene indiani d’America, una lettera contro la deforestazione d’Africa e una protesta contro la censura cinematografica in Tailandia.” Mi viene un presentimento ricambiando suo sguardo fotografico.
Poeta sussurra con affetto, “Guarda che bello! E’ bello, buono, intelligente, ha talento, vedrai! Tutte le donne lo vogliono!!! ”
Pure? Non può essere. Piuttosto assomiglia ad un bravo maestro di scuola di campagna oppure ad un sindaco comunista di una volta che ha deciso di distribuire i terreni ai contadini di una piccola città mafiosa. E lo farà, malgrado tutto.
Ma se è ancora vivo perché allora questo flusso continuo di gente? Di solito amano lodare i morti, appendere cadaveri dei idealisti negli cattedrali medievali è un business proficuo. Produrre film sui eroi anti-mafia porta buoni incassi. Decisamente il nostro gallerista è un’enigma.
Al terzo giorno capisco: Angelo sta nel cielo come si deve, come un buon angelo qualsiasi, invano tutti lo cercano, oppure è un angelo all’italiana -il solito bidone, ma anche se non fosse così, comunque la mostra non si fa perché i quadri non si possono attaccare in nessun modo. In questo momento di totale rassegnazione noto che sotto la cupola del soffitto curvato, all’altezza di 4 metri, passa un tubo sottile che nasconde il filo elettrico. Ecco dove si potrà attaccare i miei collage! Certo, è un esercizio zen, di precisione-se buco il filo dentro, prendo la scossa e rimaniamo senza elettricità. Ma un paio di millimetri di spazio vuoto ci saranno, ed è quel poco che basta.
“E ora che appari, Angelo”, penso.
Non entra nessuno.
Allora usciamo con il Poeta per visitare la cattedrale, anche se fa schifo-a me prete chi chiede soldi per l’ingresso, a lui- Dio.
Cattedrale è uno grande spazio vuoto-non ci sono visitatori, mancano preti, decorazioni sono state distrutte durante bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Manca pure il corpo sul crocifisso-soltanto due stecche incrociate di legno semplice decorano l’altare.
Il Poeta dopo 5 minuti esche, come scottato.
“Che c’è?”
“T’ho detto: Io e Dio non andiamo d’accordo. Appena qualsiasi cosa nasce, comincia a morire, io, te, questo muro, tutto! Che brutto scherzo è la vita! Non voglio entrare nella sua casa.”
“Volevo vedere se troviamo Angelo, “cerco di buttare tutto sul scherzo.
“Angelo non viene mai qua” taglia corto.
“Ma se non viene neppure qua, dove si può andare in questa città -dal macellaio?
“Non ha bisogno di andare da nessun parte- tutto il mondo viene da lui!”
Ah si, è vero, l’ho notato.
Torno nella galleria, mi addormento sul divano sotto i quadri d’arredamento che mi stanno diventando sempre più antipatici. Entra un uomo con le spalle curvate, affannato, sembra che appena-appena si muove dalla stanchezza. Ha lo sguardo spento, colorito malato, due buste con verdure pesanti nelle mani.
Ora dirà “Ho portato queste buste per Angelo. Saluti da Giusepe”, penso.
”Buon Giorno, dice, sono Angelo.”
Tutti si mettono in agitazione e lui è subito sommerso da problemi e affari degli altri- mentre tira fuori enormi carciofi dalla borsa di plastica. Il Poeta gli recita un paio di poesie, Angelo lo ascolta con serietà, la ragazza madre si lamenta che la bimba fa la cacca di un colore un po’ chiaro, Angelo propone le gocce di qualche estratto di erbe nascosto dietro le marmellate, il prete lo invita al suo compleanno, Angelo dice che verrà senz’altro, come no, io non perdo tempo e mi aggiungo al coretto con la richiesta di attaccare miei collage sul filo di elettricità, Angelo dice di si, anche se sembra stupito che le pareti non reggono i quadri. “Troverò la soluzione nei prossimi giorni, “mi giura con la voce debole.
La porta si spalanca, “Angelo!”un robusto contadino lo abbraccia e comincia a raccontare, esaltato, i risultati dell’ultima raccolta.”Angelo, la gallina non fa più le uova”, si lamenta nonna Maria, insieme esaminano il problema, arrivando alla conclusione che non può essere il cibo, deve essere lo stress. Gallina ha bisogno di riposo!
“Angelo!Angelo! Angelo!”, e l’uomo con la faccia stanca è sommerso da un tripudio dei saluti, problemi, inviti, di gente che riempie la galleria.
Io, intanto, vado a cercare la penna per essere pronta a firmare l’appello contro il Male, in favore del Bene. Ma non c’è!!! Ci sono gessetti colorati per bambini, colori di ogni genere, ma nulla di cioè che può scrivere con la punta. Per fortuna, quando Angelo m’avvicina , non mi chiede di firmare un appello, ma fa una richiesta inaspettata: “sto traslocando, perciò sarò parecchio assente. Mi potresti aiutare a tenere la casa quando non ci sono?”
Questo è una sorpresa, ma come si fa a rifiutare?. “Certo! Solo che non so cosa vuoi dire-tenere la casa? Non l’ho mai fatto.”
“Oh, niente di particolare, sopra tutto- annaffiare l’orto una volta al giorno, cucinare non solo per te, ma per tutti e non scordare di mischiare le medicine di nascosto nel cibo dell’ Poeta: lui è schizofrenico e senza le medicine potrebbe stare male, salutare i visitatori, se ci sono dei visitatori della mostra-parlarle un po’, anche se io di solito lascio la porta aperta e preferisco che la gente guarda le cose da sola.. Ecco, ti chiederei questo se non ti pesa.”
Angelo mi passa un pacco di pillole con psicofarmaci e pure io faccio una richiesta: “Farò il mio meglio, ma tu m’insegnerai a fare cartoni animati?Lo sapevo fare vent’anni fa, ma poi l’ho scordato…”
“Certo!”, mi promette, e di nuovo viene assorbito da una folla di visitatori.
Dopo aver ricevuto l’incarico scopro una cosa stupefacente: sono unica persona in questa casa chi ha qualche senso di praticità.
Proprio io, chi non pensavo di averne un briciolo!!!
Il Poeta, malgrado suoi molteplici talenti, non saprebbe accendere il fuoco a gas, forse non sa neppure come s’accende il fiammifero. La miliardaria, si capisce, non sa fare niente, sa fare tutto il suo cuoco indiano, ma lui è a Milano, mentre la ragazza madre non vuole sapere niente tranne il suo dolore. Il prete sa soltanto bestemmiare, e mangia in giro, perché tutte le trattorie lo vogliono come un comico.
Cosi d’improvviso divento padrona di una casa all’antica nel ruolo di mamma dei grandi bambini che mi sono capitati per caso e che non avrei mai adottato di mia volontà, mentre Angelo si comporta come primario di un’ ospedale - arriva solo ogni tanto per controllare lo stato di salute dei pazienti, portando rifornimenti di cibo maggiormente regalato dai contadini..
La vita si riempia di azioni ripetitive, non sono le cose difficili da fare, soltanto che se non gli farò io, non gli farà nessuno.
La mia mostra è un totale fallimento-non interessa nessuno. Tranne me.
La trovo molto bella e mi dispiace di farla nel luogo sbagliato, nel periodo sbagliato e tra la gente sbagliata.
Ogni giorno alcuni collage si staccano come foglie autunnali, ma io gli riappendo di nuovo con la speranza che verrà qualcuno chi s’interessa di arte.
I rari turisti che passano sono incantate dai libricini dei cartoni animati fatti da Angelo. “Che carini!”, esclamano. Comprano due-tre , lasciando offerta libera nel cestino sul tavolo. Se Angelo è presente e vede che qualcuno tira fuori la banconota, protesta, “Ragazzi, vi raccomando- monetine!”. Quando siamo soli, mi spiega-“L’Arte è la comunicazione, la comunicazione è un piacere reciproco, è assurdo chiedere soldi per questo. Caso mai- l’elemosina per tirar avanti.
La comunicazione…nella sala spaziosa e vuota miei collage-metafore accanto ai suoi quadri d’arredamento. In entrambi i casi linee sontuose, colori piacevoli, Soltanto che i miei sono frutto di scosse varie prese direttamente in aria. “Attenzione- evita punti di appoggio troppo sicuri –vedi, chi è troppo ben “appeso” sui chiodi murate bene, finisce per fare dei quadri d’arredamento”, penso.
Nell’ angolo sul tavolino è posato il computer portatile dove in continuazione girano piccoli cartoni animati creati da Angelo…con schizofrenici d’istituto tale e tale….Con bambini handicappati della scuola locale…nell’ospedale psichiatrico a Milano….”Ormai non racconto le mie storie, ma faccio animazione con le storie degli altri”, spiega lui. ”Animazione m’interessa non come il prodotto in se, ma come processo di comunicazione, è una cosa carina da fare mentre stiamo insieme.
“Non hai paura che ti rubano il computer?”
”Se dovesse succedere, perderei tutto. Ma sono incosciente sotto questo aspetto. D’altronde, se non è successo in 7 anni, perché dovrebbe succedere ora? Inoltre, da noi regna la Mafia.”
“Non ti disturba?”
“Non mi ne frega niente. Hanno deciso che certe cose vanno fatte in un certo modo e le regole vanno rispettate. E poi- sotto certi aspetti tutto cioè è vantaggioso-qua non rubano, non ci sono i drogati, non c’è prostituzione…”
Guardo i suoi film e pure a me viene la voglia di fare dei cartoni animati…Se come ascoltando i miei desideri, il collage si stacca e si mette girare nell’aria, si anima da solo, curvandosi capricciosamente nel volo, attraversa raggi e ombre della stanza, e si posa dolcemente sul petto del Poeta chi dorme sul divano con baciatrice in braccio.
“Tanta gente viene a trovarti, chiede tuoi consigli, sembrerebbe che più che artista sei un sindaco. Non l’hai mai pensato di diventarlo?”, gli chiedo.
“Non lo permetterebbero mai, e poi- perché dichiarare cioè che di fatto è? Abbiamo creato una specie di rete parallela con dei amici, a volte mi dicono “facciamo un’associazione”, ma non lo voglio, perché appena cominciano associazioni, soldi, domande per finanziamenti, finisce la poesia.
Credo nella casualità.”
Intanto continuo a recitare la quotidiana poesia del degrado della casa all’antica:
…Cucino mischiando psicofarmaci di nascosto nel cibo del Poeta.
…Cerco di controllare l’istinto di gettare il piatto con spaghetti nella faccia di miliardaria e lei cerca di tenersi sui argomenti neutri.
…Gioco un paio di ore con gattina, insegnandoli che il contatto felice e giocoso può essere molto più piacevole che grattare corpi umani in cerca di latte.
…Annaffio il giardino, e scopro l’albero con le susine dolcissime, le raccolgo e cosi abbiamo la frutta fresca gratis, sempre nessuna scelta, però.
…Osservo come la ragazza madre tratta sua bimba, limitando il contatto al suo ritmico “Njam, njam, njam!” L’istinto mi dice che alla bambina viene fatto qualche terribile torto che la lascerà un graffio per tutta la vita, come al gattino la mancanza di latte nella mamma.
La ripetitività canta la sua ninna-nanna quotidiana, la fantasia va in letargo.
Niente da fare che osservare ed aspettare.
D’improvviso mi risveglio: non è vero!!!
Bisogna mettere la ragazza madre con bambino in braccio come installazione-presepe in Piazza St.Pietro per il Natale, se come fosse la Madonna da adottare. Cosi lei piangerà di meno, e si troverà marito in fretta, invece di dire “Njam-Njam” e piangere, riempirà suo marito con baci sonori.
Si! E poi- mettere tutte le ragazze madri sugli altari delle chiese invece delle statue (la pasta è sicuramente scotta, ma non importa: “Certo, e cosi bisognerebbe fare con tutti i diseredati, con la gente sfrattata, con tutti quelli chi hanno dei problemi-metterli sotto la luce del sole, nelle piazze e nelle chiese, sui piedistalli perché i problemi si risolvono soltanto con la partecipazione di altra gente!”
La pasta è da buttare, non importa, ma questo si che bisogna dire ad Angelo!!!
Nella stanza accanto lui ascolta con l’attenzione il racconto di una signora venuta da Torino com’era terribile il traffico, come non avevano dove cambiare i soldi, come si mangia male nella città vicino.
Accidenti, è occupato. E va bene, toccherà proporlo direttamente al Papa.
…Mentre sto sciogliendo la pillola gialla nell’ acqua per aggiungere alla pasta del Poeta mi viene come un flash un ricordo. Parlavo con un uomo di strada in Trastevere e per caso ho usato la parola “psicologia”.
Lui si è messo ad urlare: ”Sai cosa vuoi dire “la psicologia?”La scienza dell’ anima. L’hanno inventata i nazisti e poi l’hanno usata nei campi di concentramento per fare degli sperimenti. Lo stesso hanno fatto dei sovietici con loro dissidenti. Ed ora le persone vengono drogate dai dottori-criminali. Non servono le pillole per guarire- guarishe l’amore, comprensione e grande partecipazione!!!Un mio amico ha fondato l’associazione”senza psicologia”, l’hanno ucciso!!!”
Si, è un argomento decisamente da affrontare, non mi va decidere per il Poeta, se lui deve prendere le medicine o meno.
Angelo è tutto orecchie-sta ascoltando il contadino chi si è dato all’arte: raccoglie pezzi di imbarcazioni delle zattere degli albanesi e fa le installazioni.”Faresti meglio raccogliere albanesi, “dico”E noi due dobbiamo parlare!”
Angelo non si scompone, “Se vuoi litigare, lo faccio soltanto per appuntamento. Che ne dici-domani alle nove?”.
Arriva il Poeta con una busta di frutti di mare e mi ordina:”Ho appena comprato questi. Sono freschi. Cucinali.”
“Ma io non lo so fare!”
“Mia madre lo sa fare!”, dice lui con disapprovazione.
E poi, senza apparente logica continua, ”Torna a Roma, comprati una grande spatola, più grande possibile e fai quadri :tanti-tanti, veloce-veloce, più grandi possibile, e diventerai ricca e famosa.”.
“Ma io amo scoprire cose sempre nuove, dipingo lentamente, non m’importa niente se divento famosa o meno.”
“Ah, ma quanto sei storta ed ottusa! Non arriverai a niente senza ascoltare i miei consigli!”
“Posso consigliarti una cosa pure io? Sparisci!!!”
Sussurri agitati nella galleria, e nel mezzo di un diluvio accelerato, sento: “E poi lei non sa tener bene la casa, sempre fa spaghetti scotte, pesce troppo salata, lascia suoi disegni ovunque, l’altro giorno ha detto”arrangiati con glì arancini!…”
Arriva il Primario del nostro Manicomio con la faccia buia.
“E tutta colpa sua- ha nascosto il libro con assegnazione dei ruoli della commedia d’assurdo, che è la nostra vita, sta cercando d’imbrogliarmi, ma io ricordo chi sono, anche se critici non scrivono più di me!”, penso.
“Sono un’artista, sono qua per fare la mostra, voglio imparare a fare cartoni animati, non sono casalinga, e lui… e poi quella li…”, protesto.
“Certo, dice Angelo, pensieroso, è difficile amarla. Molto difficile, ma se pensi quanto lei ha sofferto… e poi se tu potessi immaginare soltanto per un attimo che cosa vuol dire crescere nell’ ambiente rozzo del ‘paesino di campagna per un ragazzo sensibile chi ama l’arte, che cosa vuol dire vivere tutta la vita senza avere amorosa…”
I suoi occhi si riempiono di lacrime e mi sento bruciare della vergogna che non ho capito i messaggi di dolore e richiesta di aiuto cifrate dei miei poveri vicini. Se fosse possibile cancellare la terribile solitudine del Poeta, comprerei una spatola e farei tanti quadri veloci-veloci, come vuole lui. Diventerei pure famosa, se l’avessi aiutato a trovare l’amorosa...”Va bene, mormoro, farò pace con loro!”.
Angelo è già nella galleria e con l’interesse vivo ascolta il racconto di un raffinato ed elegante intellettuale Torinese che si è trasferito in campagna e si è dato alla produzione delle saponette ecologiche. Io lavo piatti.
No, così non va. Domani- sciopero. Domani vado al mare.
Il mare sta a venti chilometri dal paese. Pure i pullman scioperano. Almeno sono in sintonia con qualcuno! Vado a piedi. Ma non ci sono le stradine di campagna, tocca camminare sull’ autostrada. Passa l’intellettuale Torinese, si ferma”Tutto bene? Perchè sei qua?” Spiego che vado al mare.
Passa nonna Maria ”Che succede?Stai bene?”. Sto bene, vado al mare! Passa il contadino-artista chi raccoglie resti d’ imbarcazioni degli albanesi.
“Hai bisogno di aiuto?”
“Io –no, ma albanesi-si.”
Ma perché tutti questi prigionieri delle scatole di metallo si sentono così superiori incontrando una persona che tranquillamente sta andando a piedi verso il mare? Il prossimo che incontrerò, chiederò per prima”Ma stai bene? Hai bisogno di aiuto? Che ti succede?”.
Passa Angelo, si ferma. Si vede che non sta bene, non c’è bisogno di chiederlo. Mi racconta che ha appena finito un seminario con bambini handicappati, che è sconvolto davanti alla terribile solitudine che regna nel mondo, che vuole stare sempre a contatto con loro, d’essere utile, di farlo ogni giorno e non a volte, che non riesce a supportare questo fiume di gente che viene a salutarlo, che non può fare tutto sempre da solo, che si sente completamente perso . Vedo che è spaventato e disorientato, che parla intanto per non essere lasciato solo, come bambino nel buio.”Vuoi che ti accompagno al mare?”, mi chiede.
“No, grazie, vado a piedi.” Arrivo al mare al tramonto del sole.”Mai più mi farò rallentare dai discorsi di disgraziati motorizzati”, decido.
Penso di ciò che mi ha detto. Bisogna stare accanto a quelli chi soffrono, chi sono deboli, chi non ce lo fanno da soli? Si, ma è necessario sopratutto tirarli fuori dalla loro disgrazia, insegnare loro di vedere la gioia ma anche garantire la continuità. Per crescere, una pianta ha bisogno di luce costante, non basta meteorite che passa ed illumina il buio. Ma è un discorso serio, non si può affrontarlo negli intervalli lasciati da zio Peppino e nonna Maria.
Nella galleria si presenta un quadro idillico: Angelo e il Poeta disegnano sotto l’albero di fichi, sembrano due ragazzini-amichetti, con la lingua pendente fuori per eccesso di diligenza.
”Ma insomma, quando mi farai vedere come si fa cartoni animati?”
“Anche subito, risponde lui, con un sorriso radioso di un sindaco di sinistra chi ha finalmente deciso di distribuire i terreni ai contadini e non sarà fermato da nessuno, neanche della Mafia.
Si alza di scatto, ma entra zio Peppino e si perdono nella discussione riguardo la ricotta.
“Quando?”insisto.
“Ora!”. Si alza appena-appena trascinando il suo corpo martoriato, ma poi entrano due musicisti che faranno il concerto e si mette ad appendere il manifesto che annuncia l’evento. A questo punto sono pronta ad ucciderlo, perché mi sta prendendo in giro, ma poi ricordo che il coltello appena-appena taglia pane, e comunque gli manca il manico.
Angelo si fa avanti, “Ecco il programma, si accende così”, ma fa troppo caldo e lui si sdraia per riposare. Siamo sui soppalchi sopra la cucina. D’improvviso lui comincia a raccontare la sua storia.
Per anni lui girava con la bicicletta il mondo come fosse il barbone, ha un istinto di artista-cantastorie, ma poi fini nell’ ospedale psichiatrico a Milano dove un altro malato gli ha insegnato a fare cartoni animati. Stava tanto male, ma quando è uscito, è andato nelle montagna e si è curato cosi da solo. A questo punto si è ammalato di cancro, è stato operato, e non è mai tornato a controllarsi perché ora si sente bene, anche se ha problemi di respirare, ma questo è dovuto al caldo estivo.
Ha voglia matta di normalità , di una grande famiglia felice, di fare figli, ma ha dei grandi problemi affettivi, perché da piccolo è stato sballato di qua e di là. Appena si sente amato, si chiude come un riccio. Può solo dare amore, ma soltanto il pensiero di riceverlo è doloroso per lui. Gli da fastidio pure ricevere l’aiuto di qualsiasi genere, spesso lo rifiuta anche se ne ha bisogno.
Si sente terribilmente solo-tutti gli vogliono bene, è vero, ha tantissime amiche, ma non trova la persona idonea per fare la famiglia,-la ragazza con la quale è stato per 7 anni lo vuole soltanto quando lui sta lontano, ma da vicino non lo vuole ne sentire, ne vedere. Ora lui si è innamorato con la più bella ragazzina 20enne del paese chi è tenuta in casa chiusa sotto la chiave e ora lei ogni tanto viene a visitarlo con la cugina. Forse dopo 6 anni si dichiarerà (ma li bisogna andare e parlare direttamente con il padre, altrimenti ti sparano e lui non si la sente di fare un passo simile(“rischio di non essere rifiutato e toccherà di essere felice!E questo mi spavento più di qualsiasi cosa al mondo.”, finisco la storia per lui mentalmente)..
La sua famiglia è altrettanto disastrosa: la cugina è un’ottima musicista, suona il violoncello, si potrebbe trovare lavoro subito, tanto è brava. Ma non esce mai della sua stanza-sta li dentro e suona. Il suo zio ha una bellissima casa a Lipari, ma quando va lì comincia a battere la testa contro il muro, perciò non va quasi mai. Pure Angelo non va li mai: gli fa male l’aria del mare.
Ha comprato la piccola casa con dei soldi della miliardaria che l’ha comprato una serie dei quadri, in un paese ancora più piccolo, dove non c’è neppure la cattedrale medievale. La casa è esposta al sole, e lui ha il problema di respirare li, perché soffre il caldo.
“e comunque, sotto il rubinetto manca il tubo ,quando uno fa dei piatti l’acqua scorre direttamente nel secchio di plastica che si riempi quasi subito e bisogna svuotarlo, un’operazione estremamente antipatica.” Finisco per lui l’elenco degli infortuni mentalmente.
“Questa casa è come un fiume, “continua, “Tutti passano ma nessuno rimane!”.
“Ma non è organizzata per rimanere!”
“Infatti, pensavo di comprare una casa per gli artisti nel paese dove sto traslocando. Ho già parlato con la miliardaria e lei sembra d’accordo. E’una casa molto particolare-si trova sola tra tanti ruderi sulla roccia. Manca il giardino, ma ’avanti c’è un piazzale con un vecchio forno… ti piacerà, aggiunge”
Quasi cado giù dalla scala dalla sorpresa.
“Ho capito bene: tu vorresti comprare una casa in un piccolo paesino mafioso con i soldi di quella sanguisuga capitalista e mettermi lì dentro?”
“E perché no?”
Cerco le parole con cura per non offenderlo.
“Forse non mi piacerà. Non amo la stabilità, non sto sognando di mettere radici, non m’interessa la normalità apparente, so che la felicita si presenta nelle forme più sorprendente ed inaspettate, ma per afferrarla bisogna essere liberi.
Ho appena lasciato l’abitazione più bella del mondo, era come tangibile,fisica espressione della mia anima-una fiabesca grotta luminosa dove ogni atto quotidiano è stato trasformato da un grande artista in un rituale poetico. Si accendeva il fuoco sulla grande piastra di pietra sotto la finestra che da sull Etna in Esplosione. Come per dire-piccolo fuoco che ti scalda il cibo e lo stesso che vive nella terra. Le formiche pulivano i piatti, noi li lasciavamo fuori. La mattina la grotta si colorava di rosso con raggi del sole, e durante maltempo suonava come fosse una conchiglia. Si viveva con la luce delle candele e si scaldava con il fuoco del camino. La vasca per lavarsi si trovava sull orlo del precipizio, con paesaggio del mozzafiato d’avanti, si mangiavano piatti fatti secondo le ricette antiche di erbe appena raccolte, si passava il tempo ad esplorare “la giungla” di vegetazione fitta, si camminava ballando perché altrimenti li non si passa…”
“Perché sei andata via?” mi chiede,incredulo.
“Li mancavano le porte aperte.” Cerco di sintetizzare.
E poi azzardo a chiedergli cioè che m’interessava fin dal inizio.
“Il tuo tempo, il tuo affetto, la tua attenzione è uguale per tutti. Come mai?
Tutti esseri umani sono uguali per te, vero? Esistono soltanto le unità sofferenti da aiutare?” lo chiedo.
Angelo pensa a lungo e poi risponde,
“Ho la sensazione che Dio si è inciampato e caduto in mille pezzi che stanno cercando di giungersi in un modo folle. Se uno si occupa di comunicazione, è assurdo fermare questo desiderio di comunicare, su qualsiasi livello anche se da fastidio a volte..e comunque la cosa più semplice nel mondo è ascoltare.”
“Qualsiasi persona?”
“A me non piace di dire che questo è meglio e questo è peggio!”
Ora capisco- mi trovo d’avanti ad un artista che crea l’arte invisibile (cuoricini animati, quadri d’arredamento, sono la copertura.). Angelo è il più ambizioso collagista del mondo-vorrebbe incollare Dio caduto, sua “casa all’antica” è laboratorio sperimentale; materiale-esseri umani. .
In quanto poetica, è una visione troppo cupa per me.
Io, invece, credo che non siamo mai stati cacciati dal Paradiso, la dannazione sta nel non riconoscerlo, niente muore, ma si trasforma di continuo.
Dio è intero, si è inciampato l’uomo, trasformandosi in un angelo caduto. Grazie per l’ospitalità, la casa all’antica di paesino sperduto, ma mi stai stretta. Pure con le porte sono sempre aperte, quando mancano sogni comuni, ognuno vive nel suo mondo e la vita assomiglia ad un stagno. Senza sogni vissuti intensamente insieme l’amore donato gratis si degenera in un psicofarmaco. Lo strato dolce di gentilezza che lo avvolge attutisce il dolore, la solitudine per un’attimo. Ma poi?
Non è per me.
Addio, regno incantato della Follia, addio padrone, ospiti, gattino, grande albero di fico nel giardino.Non scorderò mai galleria d’arte con pareti che non reggono i quadri…Che fanno pure un bar li! La mia anima è la casa all’antica, con le porte sempre aperte per quelli chi hanno il coraggio sognare.
Perché fare esposizioni nel buio? Roma è Luce. Li converge tutto. Torno a Roma.
Al ritorno viaggio con due mamme e i loro bambini. A meta strada il treno si ferma- manca aria, tutto è buio, non sappiamo che cosa è successo, stiamo bloccati nella galleria per un’ora. La mamma chiacchiera con vicini nel corridoio, il bimbo si sveglia, cerca di raggiungerla, cade dal letto del secondo piano. Per miracolo riesco a catturarlo e cosi lui non si rompe la testa. Si mette a piangere e continua per il resto della strada: non lo consolano coccole della mamma, non nota che è arrivato il giorno, non lo distrae la vista del mare, non si rallegra che siamo arrivati nella città Eterna…