SCOPERTE VOLTI Volti megalitici della Rocca delle Balate Petralia Sottana si trova nella provincia di Palermo a 110 km da capoluogo, a 1000 metri sopra il livello del mare, circondata dalle vette dei monti Madonie, le più alte di tutta la Sicilia (dopo l'Etna) che rappresentano lo spartiacque tra la parte orientale e quella occidentale dell'Isola. Gli attuali centri abitati delle Petralie, Sottana e Soprana, cosi come erano gli insediamenti antichi, si trovano su un altopiano montuoso centrale, racchiuso tra le vallate di due fiumi, Imera Meridionale a Ovest e Salso o Acqua Amara ad Est. Questi due fiumi che nell'antichità erano navigabili, ad un certo punto, si uniscono in un unico gran fiume Salso, il quale sfocia nel Mar Mediterraneo vicino Licata. Il Salso dai tempi remoti svolgeva la funzione di via principale per la quale avveniva il traffico di ossidiana, di salgemma e di zolfo verso Malta ed altri paesi del Mediterraneo. Il Salso è sempre stato ed è ancora quell'elemento geografico che divide la Sicilia in due parti: Occidentale e Orientale e la distinzione tra le parti consiste non soltanto nella diversità dell'aspetto fisico del territorio, ma anche storico e culturale. Nel 1936 dopo lunghe ricerche, grazie al grande impegno ed all'entusiasmo dell'appassionato di storia locale, l'avvocato Antonio Collisani, nella Rocca delle Balate, che si trovava di fronte al paese, (Petraia Sottana) fu scoperta una importante grotta preistorica: la Grotta del Vecchiuzzo. Richiamati sul posto, gli archeologi organizzarono gli scavi, durante i quali è stata trovata grande quantità di materiale di interesse archeologico e, soprattutto, moltissimi frammenti di ceramica. Una parte di questo materiale è stata depositata presso il Museo Archeologico di Palermo, dove oggi sono esposti alcuni reperti del Vecchiuzzo nella sezione preistorica, mentre la maggior parte del materiale non inventariato e non ancora studiato, si trova conservato dentro le casse, nei depositi del Museo stesso. Molti frammenti ceramici sono stati abbandonati dentro la Grotta. La grande importanza di questo sito archeologico è stata rilevata dalla studiosa, e allora sovrintendente ai Beni Culturali ed Archeologici di Palermo, J. Bovio Marconi , la quale definisce il periodo in cui la Grotta era in uso "con qualche intervallo, dall'epipaleolitico alla prima fase del bronzo", mentre "si può attribuire la ceramica del centro al periodo dal terzo millennio alla prima metà del secondo avanti Cristo".( Jole Bovio Marconi. La Grotta del Vecchiuzzo. G Bretschneider Ed.,Roma,1979) Tra le ceramiche dei diversi stili (Diana, Serraferlicchio, Malpasso ect.) e delle diverse destinazioni (dai grossi e grossolani contenitori per acqua ed alimenti al vasellame più raffinato di piccole e medi dimensioni) appartenenti ai vari periodi preistorici, le più interessanti ed assolutamente originali sono quelle denominate dalla Bovio Marconi di "stile Petralia". Hanno molto in comune con le ceramiche anatoliche, in particolare, con quelle della Tessaglia nella Grecia del periodo preclassico, le quali a loro volta somigliano alla ceramica trovata a Gerico in Palestina. Per sottolineare l'importanza che attribuiva alla ceramica di "stile Petralia" Luigi Bernabò Brea, si ricorda che egli ha riprodotto un piccolo vasetto di questo tipo sulla copertina della sua opera più importante "La Sicilia prima dei Greci" (ed. Il Saggiatore, 1958). Conclusi i lavori di scavo e di ricognizioni dentro la Grotta, la presenza nella zona dell'importante monumento preistorico è stata quasi dimenticata e oggi non c'è nemmeno un'insegna che indichi il sentiero che porta verso l'ingresso. Bisogna dire che anche dentro la Grotta non è stata fatta una ricerca approfondita,che potrebbe essere fatta con i mezzi tecnologici e principi moderni, assenti ai tempi dei primi scavi. La cosa che era completamente sfuggita agli archeologi e lo studio dell'ambiente che circonda la grotta del Vecchiuzzo. La Rocca delle Balate (questo toponimo ricorda la dea fenice Balat, dea della fecondità e protettrice del territorio, chiamata anche il "faccia di Baal") costeggia il corso del fiume Imera per circa un chilometro nella direzione Nord Sud ed è rivolta con la sua parete quasi verticale, alta circa 100 metri, ad Oriente e al paese di Petralia Sottana che le sta di fronte, sulla riva orientale del fiume Imera. Guardando da una certa distanza la Rocca si presenta come una armoniosa struttura architettonica divisa in quattro blocchi nei quali si distinguono le linee ed i volumi geometrici, che creano le figure antropomorfe e zoomorfe, spesso nascoste parzialmente dalle macchie di vegetazione e dai numerosi accumuli del terreno sceso dall'alto. Per molti anni, alle pendici della Rocca delle Balate, si cavava il gesso in maniera quasi industriale e si produceva la calce per le costruzioni. Chissà, quante opere megalitiche sono state fatte a pezzi e trasformate in calce! Sicuramente tutte quelle che erano facilmente raggiungibili! I più anziani del paese ancora ricordano che ai piedi della Rocca c'erano enormi pietre a forma di funghi e si ergevano degli enormi blocchi verticali coperti con lastroni . Per fortuna, si sono salvate le parti alte della parete, a strapiombo, irraggiungibili, circondati dagli alberi, cresciuti negli spazi rientranti tra i megaliti, approfittando dell'umidità che si condensa vicino alle pietre che gli proteggono dal vento tagliente e dove anche gli uccelli hanno formato una tranquilla colonia. Ai piedi della Rocca ci sono ancora i resti delle tombe a forno che tutti credevano sono i veri forni per produrre la calce. La parte della Rocca che si trova sopra la Grotta, si presenta a forma di piramide. Sulla cima del triangolo si vede un volto di un uomo con piccola barba ed occhi chiusi. In testa ha un copricapo a forma di uccello. Viene in mente Osiride, dio degli Inferi, mentre l'uccello potrebbe rappresentare Horus.E' visibile in qualsiasi condizione di luce ed è eseguito a mezzo tondo, con una raffinata tecnica di positivo e negativo. L'altezza del volto è tra 7 e 10 metri, non si possono prendere le misure precise perché è assolutamente irraggiungibile. Un poco più in basso, sull'estremità dell'ala Nord della parete, da una fessura, si sporge la testa d'un serpente, o meglio dire di un cobra. (L'immagine del serpente è presente in tutte mitologie e nelle diverse religioni dei popoli antichi, in particolare il cobra rappresentava la divinità egizia della fecondità dell'abbondanza chiamata Renenunet, mentre altri popoli le attribuivano altre funzioni:cosi, nel mondo Egeo era la dea della morte e del mondo sotterraneo.) Dallo stesso punto di osservazione si resta colpiti dalla raffigurazione di un altro volto(alto una decina di metri), situato in alto a sinistra dell'ingresso della Grotta, ma più in basso rispetto al viso del vecchio. Questa immagine è ancora più grande della prima e, vedendola di fronte, sembra un enorme bassorilievo che riproduce il profilo di un uomo con lo sguardo rivolto a Sud (lungo il corso del fiume Imera meridionale che scorre verso Sud per incontrare il Mar Mediterraneo).Un particolare interessante consiste nel modo di rappresentare la bocca: è collocata in un terrazzo scolpito nella parete, come se questa bocca fosse un ingresso dentro le viscere della montagna. Quando ad un certo orario la luce cade perpendicolarmente alla parete si vedono i denti bianchi nella bocca del profilo. Un altro gigantesco rilievo si distingue chiaramente nella parte meridionale della parete: è la testa del toro.(Anche il toro era un elemento comune a molti popoli del Mediterraneo, in particolare per i fenici l'immagine del toro era il simbolo del dio Baal, in Sicilia il toro era molto venerato e presente in varie località, ma in particolare sembra era il simbolo del fiume Salso formato da due affluenti che rappresentavano le corna: Imera Meridionale ed Acqua Amara). I rilievi sopra nominati sono quelli che si distinguono facilmente! Ma se si fa attenzione, ci si accorge che tutta la parete è ornata dalle raffigurazioni più o meno grandi! La Rocca delle Ballate è un vero libro di pietra con le sue pagine rivolte ad Oriente, al paese che era l'antica Petra della Sicilia (ma sicuramente aveva un altro nome prima dell'arrivo dei greci in questa terra, cosi come anche la Petra di Giordania si chiamava Selah nel periodo precedente alla dominazione greco-romana), mentre a Sud si rivolge con ala che forma un angolo rispetto alla parete principale e presenta altri rilievi simbolici, che sono visti da chi arriva da Sud. Altre figure zoomorfe ed antropomorfe si trovano sul territorio di Petralia ed aspettano di essere liberate dai cespugli e dal terreno di riporto, studiate e classificate. Quando e da chi sono stati create queste meravigliose immagini? Come mai non sono stati descritti da nessuno e dimenticati anche dalla popolazione locale? Probabilmente appartengono ai mitici tempi dei Giganti? E se la Sicilia non fosse la Terra dei Giganti ma un'Isola dove Giganti sorgevano da terra? Il sito di Petralia Sottana potrebbe dare la risposta all'enigma della Preistoria siciliana. UN ARTICOLO DI EMILIA SAKHAROVA avanti |